Ingredienti per: 6 persone |
Tempo di preparazione: 1h
|
Vota questa ricetta Se hai provato questa ricetta e ti e' piaciuta votala e contribuirai a farla conoscere agli amici di Abruzzo.com
Invia la tua ricetta Se hai una ricetta particolare da segnalare inviala ad Abruzzo.com, la inseriremo nel nostro database cosi' potra' essere votata dai navigatori del sito.
|
|
|
Elenco degli ingredienti |
gr.120 di zucchero
| gr.80 di burro
| 4 uova
| gr 60 di fecola di patate
| gr 150 di cioccolato fondente
| gr 60 al mandorle dolci
| gr 40 di mandorle amare
| sale
|
|
Esecuzione della ricetta |
Dopo aver sbollentato le mandorle in aqua bollente, sbucciatele e pestatele nel mortaio con 2-3 cucchiai di zucchero, tanto da ridurle in polvere. Fondete il burro, mettendone in disparte una piccola quantità, necessaria per ungere la tortiera. Gli albumi monateli a neve, piuttosto soda, salando appena; a parte montate i tuorli con lo zucchero rimanente, così da ottenere un composto spumoso e bianco, a cui unite la polvere di mandorle, la farina, la fecola ed il burro fuso raffreddato. quado l'amagama vi pare liscio ed omogeneo, aggiungete gli albumi. Versate il composto in una tortiera imburrata ed infarinata, quindi passatelo inforno caldo a 180° e fate cuocere per circa 40 minuti. Sfornate il parrozzo e lasciatelo raffreddare. In una casseruola posta sul fuoco a bagnomaria, sciogliete il cioccolato, poi versatelo sopra il dolce, rivestendolo con uno strato sottile. A piacimento potete decorarne la superficie con listarelle d mandorle.
Elementi della tradizione.
I contadini abruzzesi preparavano, per autoconsumo, da tempo immemorabile un pane con la farina di granturco, di forma semisferica e cotto nel forno a legna, che chiamavano Pane Rozzo, in contrapposizione a quello fatto con la farina di grano, e quindi bianca, da vendersi ai "signori". Agli inizi del secolo scorso Luigi D'Amico ebbe l'idea di fame una trasposizione dolciaria, riproducendo
il giallo del granturco con quello delle uova, mantenendo inalterata la forma semisferica e adoperando una copertura di finissimo cioccolato fondente, e quindi di colore nero, per riprodurre lo scuro delle
bruciacchiature superficiali caratteristiche della cottura nel forno a legna e, su precisa indicazione di Gabriele D'Annunzio, lo chiamò Parrozzo. Numerose le lettere, le poesie e le dediche di D'Annunzio
per questo suo dolce preferito.
La registrazione dei Marchi e Brevetti relativa al Parrozzo è del 1926. Oltre al Poeta pescarese, altri artisti abruzzesi contribuirono alla nascita di questo nuovo Dolce: Luigi Antonelli, commediografo e critico teatrale che scrisse la Storia del Parrozzo; Armando Cermignani, ceramista insigne che realizzò i disegni e i colori della scatola; il Maestro Di Jorio Che musicò la canzone del Parrozzo su testo dell’umanista Cesare De Titta.
Autore: Redazione Abruzzo.com
|
|